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L’arte è morta?

L’arte è morta?

Molti di noi saranno sicuramente sconcertati dal fatto che l’arte non è più quella che siamo abituati a riconoscere, che sia diventata appannaggio di chi non conosce una tecnica, non usa un linguaggio, che l’arte stessa non sia più facilmente riconoscibile.

Se immaginiamo una terza guerra mondiale che distrugge tutta la nostra civiltà, se immaginiamo un mondo post catastrofe modello “Mad Max” in cui i sopravvissuti cercando tra le macerie trovano un braccio marmoreo della “Pietà” o trovano un barattolo di Manzoni pieno di feci, riconosceranno in entrambi una, oggi famosissima, opera d’arte?
Allora, l’arte oggi è tale solo se contestualizzata in un museo?
Un quadro non esiste se non ha la didascalia?
Ma allora il ready-made “inventato” da Duchamp è o non è arte? Potremmo dire di sì perché è la presenza/interpretazione dell’artista che rende l’oggetto “opera d’arte”.
Ma allora come definiamo l’arte? Sicuramente non grazie alla radice latina Ars,-la capacità di produrre un oggetto- , neppure le interpretazioni più recenti come ”la capacità di produrre forme di creatività e espressione estetica” sono sufficienti a comprendere tutto l’attuale mondo artistico.

Da un altro punto di vista potremmo dire che un oggetto artistico, è tutto ciò che un critico recensisce, un gallerista espone e un mercante commercia! Questa definizione estremamente spinta, farà rabbrividire molti di voi, sopratutto perché all’interno di questa “visione” l’artista è stato completamente escluso.

Possiamo quindi pensare che possa esistere l’arte anche senza colui che la genera?
Le ultime due biennali di Venezia parrebbero propense a questa visione…


Che ne pensi?

Il contenuto conta, ma il contenitore parla per primo.

Nel mondo della comunicazione aziendale si parla spesso di messaggi, testi e strategie digitali. Tuttavia, un aspetto ancora troppo spesso sottovalutato è la forma con cui un contenuto si presenta: essa conta quanto, se non più, del contenuto stesso.


Un pieghevole ben fatto, un packaging curato, magari con un marchio sostenibile e in linea con l’identità dell’azienda: sono tutti dettagli che contribuiscono a creare una buona prima impressione. Proprio da quella prima impressione nasce la percezione di affidabilità. Nei primi momenti, infatti, il cliente decide se può fidarsi di te o se preferisce rivolgersi a qualcun altro.


Basti pensare a quanto sia poco efficace un volantino o un poster stampato in modo approssimativo: grafiche disordinate, spazi vuoti o eccessivamente pieni, testi troppo piccoli o con font difficili da leggere rischiano di trasmettere un’immagine poco curata e poco professionale, allontanando il pubblico anziché attirarlo.
Proprio per questo, in un mercato sempre più affollato e competitivo, è essenziale saper valorizzare ogni dettaglio per distinguersi.

Anche i supporti fisici più semplici, come un’etichetta o una busta intestata, possono diventare strumenti strategici se progettati con cura e coerenza. La qualità percepita passa attraverso ciò che si vede e si tocca: la carta scelta, la disposizione degli elementi, il colore dominante. Nulla deve essere lasciato al caso, perché ogni elemento comunica qualcosa.

Curare la forma significa quindi comunicare con attenzione, affidabilità e valore. In un contesto dove ogni dettaglio può fare la differenza, presentarsi con materiali visivamente efficaci e coerenti con l’identità aziendale è una scelta strategica che rafforza la fiducia e migliora la percezione del brand.

Se non sai come fare, contattaci!

info@litodelta.com

Il valore della relazione con il cliente.

Soddisfare un cliente non vuol dire solo vendere qualcosa, per noi di Litodelta significa davvero capire chi hai davanti e creare qualcosa che lo rappresenti, fatto su misura per lui.

Tutti parlano di quanto sia importante esaudire le pretese di un cliente, ma pochi sanno come si faccia “concretamente”.

Bene, ora ve lo raccontiamo attraverso pochi piccoli passaggi. Prima di tutto è fondamentale entrare in relazione con il cliente: ascoltarlo, comprenderlo e costruire un rapporto di fiducia, deve sentirsi capito, quasi come se parlasse con uno psicologo, ma ovviamente in un contesto un po’ diverso, cioè quello della vendita.

Solo dopo aver ascoltato e compreso pienamente le esigenze del cliente ha inizio il nostro lavoro, cioè, sviluppare un progetto su misura, coerente con la sua identità e fondato su ciò di cui ha realmente bisogno.

Progettare su misura non significa solo “fare quello che il cliente chiede”, ma consigliarlo, guidarlo verso la scelta migliore per lui. Quindi è cruciale prendere decisioni consapevoli su delle componenti che apparentemente sembrano superflue come: font, materiali, colori, grafica, tono, come posizionare immagini e testi… Anche perché, lo sappiamo tutti che è la prima impressione a influenzare la decisione finale. Per questo è fondamentale evidenziare subito il messaggio chiave e far emergere il motivo per cui è stato realizzato quel progetto.

Solo attraverso questo processo continuo di ascolto e adattamento si può costruire un rapporto duraturo, trasformando il cliente non solo in un acquirente, ma in un vero partner fedele.

Se vuoi un progetto costruito davvero per te, parlaci delle tue idee: insieme trasformeremo le tue esigenze in soluzioni concrete.

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